Il podere costituiva, con i suoi fabbricati masserizi, attrezzati per la trasformazione e lo stivaggio dei vari prodotti agricoli che si ricavavano dalle coltivazioni (olio, vino, agrumi, cereali, leguminose) il fulcro di una vasta proprietà appartenuta, in tempi molto remoti, ad un abate di cognome “Rocci” da cui l’intera contrada prende nome.
Qui ha il centro aziendale “Tenuta Stajano” di Francesca Stajano con i terreni ed i fabbricati masserizi che risalgono al ‘700, oggi in parte conservati nella loro destinazione originaria (vecchio frantoio oleario in disuso, vecchio palmento – sala pigiatura uva – in disuso ed altro), in parte utilizzati per lo stivaggio dell’olio e per la custodia delle attrezzature ed in parte riconvertiti ad agriturismo con 9 piccoli alloggi.
L’oliveto, costituito da due appezzamenti, è formato da piante plurisecolari di varietà autoctona “Ogliarola” e “Cellina” e da piante che vanno dai 60 anni (varietà “Frantoio”) sino ai 20 ed ai 4 anni di varietà “Leccino”.
Le olive “ogliarole” danno un olio dolce ma corposo.
Le olive “celline” danno un olio leggero e fruttato.
Le olive “frantoio” e “leccino” danno un olio leggero e delicato.
Le olive “leccino” sono ottime anche da mensa.
Il nome è dovuto alla sua conformazione di grosso e lungo involtino; dal terreno, in declivio verso il mare di Gallipoli, si può ammirare uno splendido tratto del litorale sud di Gallipoli: nel punto più alto c’è un casolare in vari modi depredato ed ormai da decenni in rovina.
I radi e disordinati alberi di olivo di varietà “cellina” e “ogliarola” presenti, sono stati risistemati e da qualche anno, su gran parte del terreno, è stata impiantata la varietà “leccino”, ottima come oliva da mensa ma altrettanto da olio. Dalla spremitura si ottiene un olio leggero e delicato.
Insieme ai fondi “Marangone” e “Calcarella”, costituisce un’unica unità poderale.
Il suo nome è dovuto alle vicende giudiziarie dell’antico proprietario che, a seguito di una lite con un vicino per un albero di olivo conteso, fu condannato al pagamento di cento ducati di oro. Non disponendo della somma, perdette il fondo, venduto in pubblica asta.
Vi è impiantato un oliveto, età media cinquanta anni, con le varietà tradizionali, “Ogliarola” e “Cellina”.
Faceva parte della “Masseria Briganti” che, insieme a vastissimi altri poderi, costituiva il patrimonio terriero del casato gallipolino Briganti, di cui Maria Briganti, una delle ultime due discendenti della famiglia, è l’ ava paterna di Francesca Stajano, odierna titolare.
Si tratta di un oliveto, impiantato circa 20 anni fa con varietà “Cellina” e “Ogliarola”, in sostituzione di un vigneto intensivo.
Insieme ad un altro appezzamento prossimo, costituisce un’unica unità poderale con alberi poco più che secolari di varietà “Cellina” e “Ogliarola”, ed è ciò che rimane in famiglia della molto più vasta masseria “Pappo” che si estendeva in agro di Copertino e Nardò.
E’ un bello esempio dei primi oliveti impiantati agli inizi del ‘900 in modo razionale con sesto preciso (m. 12×12).